M’odern grapphytY

Stento a chredere alla portata di Cuesta LEggenda che ho l’etto HoggY ne’ pressi della scenZore di ingeNNieria:

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Non tutto è perduto, allora!!!

HolÉ

Allora…nonostante il siNNiore, vista la mia mischredenza Habbia remato ferocemente contro, sono riuscito a finire l’articolo in teNpo…anzi, più che in teNpo…con la bellezza di un giorno di anticypo!  Peccato che adesso io Habbia una di quelle fiammate tra capo e chollo che la metà bastano!

Adesso mi svacco sul DeeWano e cerco di smaltire le cotiche coi fagioli che la mamma ha preparato con tanto amore…

P.S.

Mi sto asciugando le laGrimucce per il post della Sign.na FRAUDELCIARO

Papiiiii

Credo che youtube sia la più grande svolta del web…Ecco una perla dal FILMONE Amici Miei…e non l’ha mai visto si vergogni, per almeno un’ora e mezza (giusto il teNpo di guardarlo)…

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Tempi & More

Mentre cerco di abituarmi al dialetto di queste parti (i nonni parlano quasi seNpre in dialetto, anche con me!) e cerco il teNpo di andare dal porchettajo alle terme di Cotilia, ringrazio michi per il seguente trip…

La giovIne mi chiede inphatti il significato del famoso detto latino O tempora! O mores! Potrebbe sembrare una cosa semplice, ma, quando c’è il latino (lingua della minchia) di mezzo, nulla è facyle.

Tanto per cominciare Cicerone (che m’è seNpre stato sul chazzo) non è stato il primo a dirla, s’è solo rivenduto la battuta…infatti…

Stando a nuove fonti storiograFICHE, la frase fu pronunciata addiririttura da Catone, che era sì censore, ma anche persona ghiottissima…Livio [1] riporta che all’inizio una mattinata di fine agosto, col fresco, abbia detto al suo ajutante:

Oh, guarda che tempo! Andiamo a cerca’ le more!

Questa versione ha trovato ampi consenZi fino al rinascimento, quando il Valla (detto Marisa, per motivi che ignoro) ha suggerito una versione alternativa [2]:

Oh, il temporale è finito! O zappi o cerchi le more!

Si…perché Catone sarà stato anche censore…ma dice (Tacito) che un c’aveva voglia di fa’ un cazzho!

BybBliografia

[1] Tito Livio, Ab urbe condita (con un filo d’olio, poco aceto) libro 143.

[2] Lorenzo Valla,  Quomodo Cicero latrocinabatur battutæ Catoni.

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P.S.

Mi sembra torni tutto. O no?