Bellisimo articolo (di questo collo di papero) del corriere della sera. Copincollo e commento:
CONCORSI – Cambiano le regole per la composizione delle commissioni. Per la selezione dei docenti sono previsti un ordinario nominato dalla facoltà che bandisce il posto e quattro professori ordinari sorteggiati su una lista di dodici persone da cui sono esclusi i docenti dell’università che assume. Per i ricercatori la commissione è così composta: un ordinario e un associato scelti dalla facoltà che bandisce il posto e due ordinari sorteggiati in una lista che contiene il triplo dei candidati necessari, esclusi sempre i docenti dell’ateneo che assume.
Non serve a nulla…Non si parla né di chiara fama, né tanto meno di valutatori esterni al sistema universitario italiano. Nei vari ambiti di ricerca, si conoscono tutti, e anche se si fanno la guerra, quando si tratta del bene comune (piazzare i loro) si trovano sempre d’accordo.
Un emendamento votato oggi prevede che ci sia una commissione nazionale designata dal Cun (Consiglio universitario nazionale) per supervisionare le operazioni di sorteggio che saranno pubbliche. Le nuove commissioni valgono anche per i concorsi già banditi, ma intanto sono stati riaperti i termini per partecipare ai concorsi in atto, viste le novità.
Non cambierà nulla…solo fumo negli occhi.
NORME ANTI-«BARONI» – Tra le novità introdotte in commissione al Senato, le norme anti-baroni: è prevista la costituzione di una anagrafe (aggiornata annualmente) presso il ministero con i nomi di docenti e ricercatori e le relative pubblicazioni.
Completamente inutile. Qualsiasi persona con un minimo di raziocinio, o conoscenza della materia, sa bene che queste informazioni sono già reperibili sul web o dalle banche dati delle Università. Che senso ha creare una mega-anagrafe? Ad esclusione, naturalmente, del fatto che per farla prenderanno (sicuramente tanti) soldi i soliti amici degli amici.
Per ottenere gli scatti biennali di stipendio i docenti dovranno provare di aver fatto ricerca e ottenuto pubblicazioni.
Perfetto, allora perchè non fanno in modo che sia il Docente stesso a produrre la documentazione? Ad esempio inviando i reprint degli articoli insieme alla domanda?
Se per due anni non ce n’è traccia lo scatto stipendiale è dimezzato e i docenti non possono far parte delle commissioni che assumono nuovo personale.
Giusto.
I professori e i ricercatori che non pubblicano per tre anni restano esclusi anche dai bandi Prin, quelli di rilevanza nazionale nella ricerca.
Giusto. Ma… Se non hai pubblicazioni, nella sezione pubblicazioni dei richiedenti, che cazzo ci scrivi?
Gli atenei dovranno anche garantire trasparenza nei bilanci e far sapere agli studenti come vengono spesi i finanziamenti pubblici.
Giusto.
I rettori in sede di approvazione del bilancio consuntivo dovranno anche pubblicare i risultati delle attività oltre che i finanziamenti ottenuti da soggetti pubblici e privati.
Giusto…sempre ammesso che i bilanci siano veri (siena docet)…E poi, queste informazioni sono già disponibili nei risultati della valutazione che ha interessato tutte le Università nel 2004.
Altrimenti si rischiano penalità nell’assegnazione dei fondi.
Giusto. Ma anche qui nulla di nuovo.
Insomma…A me queste norme anti-baroni, oltre che essere insufficienti per risolvere il problema, sono anche in larga parte ARIA RIFRITTA. Ecco perché:
1) Cosa si intende per pubblicazione? Un articolo apparso su una rivista “referata” e con impact factor, oppure una comunicazione a conferenza?
2) Un vero”barone” di pubblicazioni (di entrambi i tipi) ne produce molte all’anno…O perché lui lavora e mette il nome, o, come spesso accade, perché altri lavorano e lui decide quali nomi mettere. È una bojata pazzesca definire un barone come uno che non pubblica.
3) Per i concorsi, non è un problema di commissioni, ma di come i candidati sono valutati. Avevo già scritto riguardo al merito qualche post fa.
Queste sarebbero le norme che rivoluzionano l’università? Ma per favore…
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